Allattamento al seno: vantaggi per il bambino

allattamento al seno

L’allattamento al seno è forse uno dei gesti più naturali di sempre tra una mamma e il proprio bambino! Ciò non significa, però, che tutte le donne, sin da subito, riescano a trovarsi a proprio agio con esso o, per quanto istintivo, lo reputino un gesto semplice e immediato.

Molte mamme prima della nascita del proprio bebè si dicono favorevoli all’allattamento al seno, ma poi, dopo pochi mesi, per cause di diverso tipo come mastiti, ragadi o poca crescita del bambino, decidono di abbandonare questo tipo di alimentazione, per passare all’allattamento artificiale.

L’allattamento al seno è di gran lunga il modo migliore per far crescere in salute il tuo neonato: per questo un buon inizio, sin dai primi giorni, è fondamentale per non influenzarne la prosecuzione.

Ma quando si può iniziare ad allattare?

Quando iniziare

allattamento al seno

Prima si comincia, meglio è!

Dare alla neo mamma l’opportunità di allattare subito dopo il parto è davvero importante: l’Unicef, infatti, considera questo uno dei criteri base per la valutazione degli ospedali che promuovono l’allattamento al seno.

Ebbene, in ogni reparto nascita andrebbe favorito, fin dai primi istanti di vita del piccolo il contatto pelle a pelle, attraverso il quale il neonato viene adagiato sopra il corpo della madre, una volta asciugato e coperto.

Si tratta di una pratica che ha diversi effetti benefici sia per il piccolo che per la mamma, ovvero:

  • Favorisce l’avvio della prima poppata;
  • Stabilizza la temperatura corporea;
  • Riduce il rischio di ipoglicemia;
  • Stabilizza il battito cardiaco del bambino;
  • Fornisce un importante stimolo alla produzione di latte.

Il sostegno degli operatori sanitari e le consuetudini del reparto maternità possono fare la differenza in questi casi, favorendo fin da subito un buon avvio dell’allattamento.

Ciononostante, possono verificarsi circostanze per cui le condizioni di salute della mamma o del bebè non permettano di eseguire il contatto pelle a pelle già in sala parto: in questi casi, dunque, sarà fondamentale avviare l’allattamento non appena la situazione appare migliorata.

Quante poppate fare

allattamento al seno

Quante volte deve mangiare il tuo bambino?

Fin dal primo momento che il neonato poggia la sua bocca sul capezzolo della madre, la più grande preoccupazione per una neomamma riguarda proprio il numero di poppate da fare durante la giornata, affinché il neonato cresca bene e in salute.

Dare delle “istruzioni per l’uso” uguali per tutti sarebbe la cosa più semplice da fare, ma ti informiamo che non sarà così!

Fornire risposte schematiche al riguardo non è né semplice, né tantomeno utile: ogni bambino ha la sua storia e le sue esigenze a cui ogni mamma deve in qualche modo adattarsi. Ciò non significa, però, che non sia opportuno darti qualche consiglio utile al riguardo.

Pur non essendoci regole fisse sulla frequenza delle poppate, possiamo dire che in media un neonato necessita, nel corso delle 24 ore, di un numero di poppate che varia dalle 8 alle 12.

Ma non preoccuparti se il tuo bambino non mangia ogni 2 ore: ci sono neonati che fanno poppate a intervalli di un’ora per un periodo che può variare dalle 2 alle 6 ore, per poi dormire più a lungo prima di avvertire nuovamente il senso della fame; mentre altri che poppano a intervalli abbastanza regolari, ogni 2 o 3 ore.

Non dimenticare, però, che se i tempi di poppata sono troppo brevi, o gli intervalli fra una poppata e l’altra risultano troppo dilatati, potrebbe verificarsi un ingorgo mammario.

Allattamento a richiesta

L’allattamento a richiesta è un bisogno che tutti i neonati presentano fin dalla nascita e consiste proprio nel concede loro la possibilità di attaccarsi al seno materno tutte le volte che ne sentano l’esigenza.

Sai riconoscere i primi segnali di fame del tuo bambino?

Stiamo parlando del “riflesso di ricerca”, ovvero quel momento in cui il piccolo inizia ad aprire gli occhi, girare la testa, tirare fuori la lingua e leccarsi le manine, come se stesse cercando la sua mamma: non aspettare che cominci a piangere per offrirgli il seno, poiché il pianto rientra già tra i segnali di fame tardivi.

Fin dai primi giorni, quindi, è fondamentale favorire quanto più possibile l’attacco al seno (anche di notte) del bambino per diverse ragioni:

  • Mantenere alto il livello di prolattina, l’ormone che stimola la produzione di latte oltre a regolare il ciclo mestruale;
  • Favorire la produzione dell’ossitocina, ormone che stimola la spremitura della ghiandola mammaria, mediante la suzione del piccolo.

Alimentazione consigliata per la mamma

Quello dell’alimentazione della mamma durante l’allattamento è un altro grande motivo di ansie e preoccupazioni, soprattutto nei primi tempi!

Cerchiamo di aiutarti a mantenere basso il livello di stress e fornirti qualche consiglio utile per affrontare al meglio questo momento meraviglioso!

Sapevi che l’allattamento è un’attività che richiede un dispendio di circa 700 kcal al giorno?

Per questo motivo è importante seguire una dieta sana ed equilibrata, che ti fornisca 500 kcal al giorno in più, in quanto le altre 200kcal di cui necessiti saranno fornite dalla metabolizzazione delle riserve di grasso accumulate nel corso della gravidanza.

Ma quali cibi sono da evitare?

In realtà, non esistono “alimenti vietati” durante l’allattamento, piuttosto cibi da limitare, come:

  • il tonno;
  •  il pesce spada;
  •  il luccio;
  •  lo sgombro.

Si tratta, infatti, di pesci predatori di taglia grande che possono causare, se mangiati in eccesso, un accumulo di metalli pesanti nell’organismo.

Presta poi attenzione alle reazioni del tuo bambino quando mangi alimenti come:

  • broccoli;
  • verdure filamentose;
  • legumi.

Sono tutti cibi che possono creare eccessiva aria nella pancia del bebè, causando coliche fastidiose. In questi casi, quindi, una volta individuato l’alimento in questione, cerca di evitarlo per un po’.

E per quanto riguarda le bevande?

  • Evita gli alcolici che hanno un’elevata capacità di passare nel latte, quindi di essere ingeriti dal tuo bambino, con gravi conseguenze;
  • Il caffè potrai berlo in quantità limitate (non più di 2 tazzine): un eccesso di caffeina potrebbe produrre irritabilità nel piccolo.

Ora, però, spazio a una bella notizia: non ci sono controindicazioni per la cioccolata! Puoi mangiarne senza paura di causar problemi tuo bebè, ma, come tutti gli alimenti contenenti zucchero, dovrai stare attenta alle dosi…e questo anche quando avrai finito di allattare!

Posizioni consigliate per allattare

allattamento al seno

Siamo giunti a un altro importante nodo da sciogliere: qual è la posizione più indicata per allattare?

In effetti si tratta di una questione importante, poiché un corretto posizionamento vuol dire anche:

  • Una poppata migliore da parte del neonato;
  • Prevenire fastidiose irritazioni per la mamma, come le ragadi al seno.

La comodità della posizione è una delle prime cose di cui preoccuparsi, proprio perché si tratta di un’attività che richiede tempi…non troppo celeri!

Di seguito, te ne suggeriamo alcune da provare, per trovare quella che fa più al caso tuo!

Allattamento da sdraiata. Si tratta della posizione più naturale, nonché quella più utilizzata e apprezzata sia dalle mamme che dai propri bambini.

Se non vuoi distenderti completamente, puoi utilizzare una poltrona reclinabile o posizionare qualche cuscino dietro la schiena, come sostegno.

Allattamento da sdraiata di lato. È una variante della prima posizione, particolarmente indicata per le mamme che hanno partorito col cesareo e potrebbero provare fastidi a causa dei punti di sutura. In questo caso, la mamma e il bebè saranno entrambi distesi su un fianco, l’uno di fronte all’altra.

Allattamento al seno “rugby”. Chiamata anche posizione di allattamento “football”, in questo caso la mamma, da seduta, sostiene sul suo avanbraccio il neonato, che si troverà con i piedi rivolti verso lo schienale della sedia o della poltrona.

Allattamento in fascia. Questa è la posizione adatta per le mamme multitasking! L’uso della fascia, che sostiene il tuo bambino, ti permetterà di avere le mani libere e svolgere altre attività durante la poppata, ovviamente evitando eccessivi movimenti.

E per le mamme che hanno due gemelli? Nel caso di un parto bis, la posizione più consigliata è quella a “rugby doppia”, ma come ogni suggerimento dato fino ad ora, ti ricordiamo che non esistono regole valide per tutti: la posizione migliore, infatti, sarà sempre quella in grado di garantire sia alla mamma che al bambino il massimo grado di comodità! E ora…non ti resta che scegliere quella che fa di più al caso vostro!

Dolore durante l’allattamento: cosa fare

Stai allattando per la prima volta e anche tu, come tante altre mamme, ti stai imbattendo in quei fastidiosi dolori al seno?

L’insorgenza di fastidi più o meno sopportabili in questa fase è più che normale e c’è più di una causa per cui questo fenomeno si verifica.

Un primo motivo sono le cosiddette ragadi al seno, dovute dall’attacco non totalmente corretto del piccolo.

In questo caso, infatti, durante la suzione, il bambino non riesce a prendere la quantità di mammella sufficiente, danneggiando il capezzolo materno.

Per far sì che la ragade si cicatrizzi prima, puoi provare a spremere un po’ del tuo latte che, essendo ricco di fattori di crescita, favorisce la guarigione, oppure acquistare oli a base di vitamina E da applicare sulla ferita.

Un secondo motivo che causa dolore al seno durante l’allattamento è l’ingorgo mammario, dovuto allo squilibrio tra produzione e rimozione del latte.

Poppate troppo brevi o eccessivamente dilatate possono favorire la comparsa di questo problema che va risolto quanto prima per evitare di arrivare alla mastite, cioè l’infiammazione di una parte del seno.

Ma in che modo? Ecco alcuni accorgimenti:

  • Aumentare la frequenza delle poppate;
  • Applicare impacchi caldo – umidi prima di ogni poppata;
  • Applicare impacchi freddi tra una poppata e l’altra per sgonfiare il tessuto mammario;
  • Effettuare una premitura manuale del seno prima di attaccare il piccolo.

Se però avverti sintomi come febbre, mal di testa, dolori muscolari e dolore al seno non soltanto durante l’allattamento, ma anche a riposo, probabilmente si è già sviluppata la mastite, che può richiedere il ricorso ad antinfiammatori (in alcuni casi, antibiotici) anche se la migliore terapia è, nuovamente, la suzione frequente del neonato.

I paracapezzoli

allattamento al seno

E quando ricorrere ai paracapezzoli? Sono davvero utili oppure no?

Molte mamme li acquistano ancora prima della nascita del proprio bambino, solo per sentito dire o per qualche consiglio di affetti vicini.

Quello che dovrebbe essere chiarito, è che non si tratta di un accessorio fondamentale e, anzi, andrebbe evitato l’utilizzo fai da te.

Ci sono alcuni limitati casi che comprovano l’effettiva utilità dei paracapezzoli nell’allattamento al seno, vediamoli insieme:

  • Quando il bambino ha un frenulo molto corto e tutti gli altri metodi per migliorare l’attaccamento risultano inefficaci;
  • Quando la mamma ha capezzoli appiattiti o introflessi e le altre strategie provate non si sono dimostrate soddisfacenti;
  • Quando il piccolo ha un palato molto arcuato;
  • Quando si effettua il passaggio al seno di un bambino che proviene dalla terapia intensiva, ma che è sempre stato alimentato dal latte della mamma con il biberon;
  • Quando il bebè ha una suzione molto debole e ha bisogno di un aiuto (per un breve periodo) per attivare il capezzolo materno.

Cosa fare dopo l’allattamento

C’è un limite definito all’allattamento?

In verità l’OMS raccomanda di portare avanti l’allattamento almeno fino al sesto mese di vita del bambino, quale modo esclusivo per il tuo bebè.

E dopo? Non c’è un limite di tempo all’allattamento, anzi molti esperti consigliano di andare avanti anche oltre i 2 anni, proprio per le molteplici azioni benefiche di questa attività, come:

  • La riduzione della percentuale di insorgenza di tumori al seno o alle ovaie nella donna;
  • La facile ripresa della linea;
  • Abbassamento del rischio di ammalarsi di patologie croniche nel bambino.

Ovviamente per quanto consigliato, non sempre è possibile protrarre così a lungo l’allattamento al seno o comunque considerarlo come unica fonte per alimentare il neonato: ci sono i casi in cui la mamma dovrà ricorrere a delle aggiunte di latte artificiale o interrompere l’allattamento prima dei 6 mesi per scarsità di produzione del latte.

In tutti questi casi, però, l’importante è procedere sempre con la supervisione di un pediatra esperto, che ti condurrà in modo graduale allo svezzamento.

Svezzamento

Svezzamento è sinonimo di “addio poppate”?

Certo che no! Facendo ancora una volta riferimento alle raccomandazioni dell’OMS, lo svezzamento dovrebbe iniziare non prima dei 6 mesi che è anche il termine minimo per la durata dell’allattamento al seno!

Come spesso abbiamo detto, ogni bambino ha i suoi tempi di reazione agli stimoli e ai cambiamenti, anche alimentari, e osservarlo nel corso del tempo ti aiuterà a capire quando è effettivamente pronto per iniziare questa nuova fase!

Ma se non ti fidi al 100% del tuo istinto da super mamma, ti diamo qualche piccolo suggerimento utile per stabilire se davvero è arrivato il momento di dare il benvenuto a pappe e cucchiaini:

  • Perdita del riflesso di estrusione e corretta deglutizione del cibo da parte del bebè;
  • Capacità di stare seduto con la testa dritta, senza l’aiuto di mamma e papà;
  • Curiosità verso gli alimenti, che vengono afferrati e portati direttamente alla bocca.

L’introduzione di cibi nuovi non equivale all’abbandono del latte che resta, ancora per un po’, l’elemento principale dell’alimentazione del tuo bambino proteggendolo dall’obesità infantile.

Se non si può allattare al seno? Consigli pratici

Il non allattamento può essere una scelta dettata da diverse motivazioni, ma in molti casi rappresenta un’impossibilità per la neomamma.

In quest’ultima circostanza, dunque, cos’è meglio fare?

Quando il latte materno non può essere dato al piccolo per vari motivi, non bisogna sentirsi in colpa né tanto meno angosciarsi. Per questo abbiamo pensato a qualche consiglio utile per rendere questo momento il più naturale possibile, sia per la mamma che per il neonato, anche con l’uso del latte formulato grazie al biberon:

  • Fondamentale è la calma quindi non avere fretta, prenditi del tempo per voi;
  • Il contatto a pelle, tenendo il bambino in braccio, darà serenità e dolcezza al momento;
  • Tieni il biberon un po’ inclinato in maniera tale che la tettarella risulti sempre piena;
  • Il latte formulato genera tempi di digestione più lunghi perciò è bene seguire le indicazioni del pediatra per le razioni giornaliere.

Non sentirti meno mamma se non potrai allattare al seno il tuo bambino, potrai comunque dargli il biberon con tanto amore! E il vantaggio è che anche il papà potrà farlo, donandoti dei momenti di relax grazie ai quali inizierà anche ad allacciare un legame profondo con il bambino.

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