Il COVID-19 nei bambini e nei neonati

Covid 19 bambini

Da marzo a oggi il Coronavirus ha continuato a diffondersi suscitando dubbi e paure, incentivando la ricerca per dare risposte quanto più possibile attendibili e linee guida utili per convivere con il virus in sicurezza.

Oltre alle persone anziane, quelle certamente più a rischio e vulnerabili, i bambini e i neonati sono stati fonte di maggiore preoccupazione per la necessità di comprendere gli effetti del Coronavirus su di essi.

Ma i bambini e i neonati sono davvero più resistenti al virus? Quali sono i sintomi più frequenti? Esistono cure più o meno efficaci per contrastare il COVID-19?

In questo articolo cercheremo di dare risposte e far luce su quelle che rappresentano le maggiori fonti di preoccupazione per mamme e papà.

Differenza fra contagio e malattia

La diffusione di una malattia infettiva, specie se riguarda un virus completamente nuovo come il SARS-CoV-19, porta inevitabilmente al contagio di moltissime persone.

In genere, dopo che un virus ha avuto modo di circolare per un po’, come nel caso dell’influenza stagionale, i contagi non solo si riducono, ma vengono frenati da tutte quelle persone, adulti e bambini, che lo hanno già contratto in precedenza o sono state vaccinate, sviluppando le difese immunitarie.

Dunque, questi individui hanno prodotto gli anticorpi in grado di riconoscere il virus e di ostacolarne la circolazione nell’organismo.

Ciò che però va assolutamente chiarito è che contagio non è sinonimo di malattia: quando il nostro sistema immunitario entra in contatto con un virus per la prima volta, se anche non è stato vaccinato, attiva dei meccanismi di difesa, detti anche “immunità naturale” o “immunità innata”.

Ed è proprio grazie all’immunità innata che in passato è stato possibile sopravvivere e superare epidemie gravi, in assenza di vaccini e terapie realmente efficaci.

Sintomi

Come accade negli adulti, anche i bambini e i neonati affetti da COVID-19 possono presentare sintomi evidenti, lievi o non averne proprio.

In generale, però, quando si manifestano sono simili sia negli adulti che nei bambini e si riferiscono a:

  • febbre;
  • mal di gola;
  • naso che cola;
  • mal di testa;
  • bronchite;
  • diarrea e vomito (più raramente);
  • difficoltà respiratorie (casi più gravi);
  • malessere generalizzato.

Nella maggior parte dei bambini, i sintomi del COVID-19 sono per lo più lievi, grazie al loro sistema immunitario reattivo ed efficace, ma questo non significa che non siano fonte di contagio per le altre persone, che devono comunque prestare molta attenzione al problema.

Quando compaiono i sintomi? Il periodo di incubazione varia da persona a persona, ma solitamente i primi sintomi possono iniziare a manifestarsi dai 2 agli 11 giorni, fino a un massimo di 14, dopo l’esposizione al virus.

I bambini, anche di età inferiore ai 10 anni, hanno la stessa probabilità di ammalarsi degli adulti, ma la maggior parte dei casi presenta sintomi lievi come tosse, febbre e raffreddore.

La diarrea e il vomito, invece, sebbene più rari, sono sintomi associati principalmente ai bambini.

Cause

Non appena scoppiata la pandemia da COVID-19 le indagini epidemiologiche avevano evidenziato che tutti i casi di polmonite causati dal Coronavirus avevano un fattore comune: l’aver visitato mercati cittadini di pesce e altre specie animali a Wuhan.

Questo, ovviamente, aveva suggerito l’ipotesi della trasmissione da animale a uomo. Tuttavia, casi successivi emersi in soggetti che non avevano mai visitato mercati di questo tipo e in operatori sanitari che avevano prestato soccorso alle persone colpite dal Coronavirus, hanno in qualche modo rimesso in discussione le ipotesi precedenti.

E in effetti, è stata confermata la trasmissione persona-persona del COVID-19, sebbene la specie animale, fonte dell’infezione, sia ancora sconosciuta.

Prevenzione: esiste un vaccino?

Rispetto all’inizio della pandemia, il numero dei contagiati, ma soprattutto dei ricoverati nelle terapie intensive si è abbassato molto, sebbene il nuovo aumento dei casi nel mese di agosto.

Proprio questa fase sta dimostrando quanto l’andamento dell’epidemia dipenda dai comportamenti di ognuno di noi e dal rispetto delle norme di prevenzione.

Il contagio può avvenire mediante goccioline di saliva trasmissibili per via aerea tra persone a stretto contatto.

Questo, però, non è l’unico modo: esiste anche la possibilità di ammalarsi attraverso il contatto con superfici infette e, generalmente, si tratta della modalità più rischiosa per i bambini. Le goccioline infette si depositano su una superficie e possono contagiare altre persone (soprattutto con i più piccoli) mediante contatto con le mani portate poi alla bocca, agli occhi o al naso.

Nonostante molti team di ricercatori in tutto il mondo siano da mesi al lavoro per sviluppare un vaccino in grado di prevenire la diffusione del contagio, al momento non è ancora disponibile.

Ciò significa che per proteggere noi stessi, ma soprattutto i nostri bambini, dal pericolo del contagio è fondamentale il rispetto delle norme di prevenzione, il che significa: rispettare la distanza di almeno 1 metro dalle persone evitando pericolosi assembramenti; lavare spesso le mani con acqua e sapone; utilizzare sempre un gel disinfettante; indossare la mascherina.

La vaccinazione per altre malattie aiuta?

Covid 19 bambini

Abbiamo detto che il vaccino per il Coronavirus non è ancora disponibile, anche se scienziati e virologi di tutto il mondo sono al lavoro da mesi per realizzarne uno che sia efficace a tutti gli effetti.

E intanto, nell’attesa, le vaccinazioni per altre malattie possono aiutare a contrastare la circolazione del COVID-19?

In verità non esistono farmaci o preparati che siano in grado di prevenire il virus e, tantomeno farmaci specifici per curarlo dopo l’infezione.

Negli ospedali, però, in alcuni casi sono state utilizzate medicine antivirali, create in passato per altre malattie quali l’Hiv, l’Ebola o la più comune influenza, poiché diversi meccanismi d’ingresso del virus e la loro replicazione nel nostro organismo si sono dimostrati comuni.

In attesa quindi di uno specifico vaccino per il COVID-19, è importante sottoporre i propri bambini a tutte le sedute di vaccinazioni obbligatorie, o anche recuperare quelle che, a causa del lockdown, non sono state eseguite.

Inoltre, con l’arrivo dell’autunno, è raccomandato che tutti i bambini sotto i 6 anni vengano vaccinati contro l’influenza stagionale, malattia che potrebbe sovrapporsi o confondersi con il nuovo Coronavirus.

Numeri utili

Pensi che il tuo bambino possa aver contratto il virus?

Intanto, la prima cosa da fare è contattare il pediatra, il medico di famiglia o la guardia medica.

Nel caso in cui tu non riesca a metterti in contatto con il pediatra o medico di famiglia, consulta uno dei numeri indicati nel Sito del Ministero della Salute.

Consigli utili

Covid 19 bambini

Dopo un lungo periodo di stop, che ha visto un cambiamento necessario delle nostre abitudini di vita, la graduale ripresa della normalità rappresenta un fatto desiderato, soprattutto per i più piccoli.

Il lavoro di mamma non è mai semplice, specie in un momento storico come questo! Ma di certo, affrontarlo in preda all’ansia, alla paura e alle incertezze non servirà a molto.

Senza stravolgere la propria vita e quella del tuo bambino, ciò che conta è non abbassare mai la guardia: ecco perché abbiamo pensato di lasciarti qualche consiglio utile per aiutarti ad affrontare al meglio questa nuova fase, anche in vista della riapertura delle scuole:

  • I bambini con più di 2 anni possono indossare la mascherina che, per essere realmente protettiva, deve coprire bene la bocca e il naso. Se si tratta di bambini fragili, perché affetti da malattie croniche e ad alto rischio, è fondamentale che questi indossino le mascherine Ffp2 per proteggere loro stessi dall’infezione;
  • Nel caso di neomamme positive al Coronavirus, queste possono continuare l’allattamento del bambino se le condizioni cliniche lo consentono. Anche in questo caso, però, bisognerà attenersi in modo scrupoloso alle misure di contenimento previste per i soggetti positivi al virus;
  • È meglio far finta di niente e non parlare al proprio bambino di questa emergenza? Assolutamente no. Si tratta di una situazione anomala, che i bambini potrebbero vivere con grande angoscia e che deve essere spiegata loro in modo semplice e comprensibile, nonché adeguato al grado di maturità emotiva;
  • Fare attenzione agli smartphone, pulendoli accuratamente almeno una volta al giorno ed evitando che vengano utilizzati da altre persone contemporaneamente;
  • Se il bambino ha sintomi influenzali, somministrare i soliti farmaci antipiretici (paracetamolo) e consultare al telefono il pediatra, medico di famiglia o guardia medica, evitando di recarsi allo studio o al pronto soccorso se non ce n’è davvero bisogno.

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