Cos’è lo svezzamento

svezzamento neonato

Una fase importante e delicata, che si manifesta dopo i primi mesi di vita del bambino: lo svezzamento rappresenta il passaggio da una dieta esclusivamente a base di latte materno o formulato, a un’alimentazione mista, in cui vengono introdotti cibi solidi o semisolidi.

Un mondo nuovo per il neonato, fatto di scoperte di nuovi sapori e molto impegnativo da un punto di vista psico-emotivo oltre che fisico. Con lo svezzamento, infatti, il bambino diventa parte attiva del suo processo di crescita, con un graduale distacco dal seno, che gli farà sperimentare qualcosa di più del binomio fame/contatto materno, per raggiungere via via lo sviluppo di un’autonomia completa.

In passato, con questo termine si identificava il momento in cui il bambino ormai già “grande”, di solito intorno ai 2 anni, veniva allontanato dal seno materno in modo definitivo.

L’atteggiamento di resistenza del piccolo di fronte ad un tale cambiamento, sebbene già abituato a cibi solidi, ha dato il nome di “svezzamento” a questa fase, nel senso letterale di “togliere il vezzo” del seno o della tettarella.

Questo termine, però non deve essere inteso come perdita di una “cattiva abitudine”, poiché la stessa scienza ha dimostrato ampiamente che il latte materno è una risorsa salutare importante, anche oltre i 3 anni di vita del bambino.

Proprio per questa ragione, spesso gli esperti parlano di Alimentazione Complementare (AC), per spiegare come il cibo solido non si sostituisce al latte, che resta ancora l’alimento principale della dieta del piccolo, ma si aggiunge ad esso per variegarla.

Svezzamento a 4 mesi?

Chiarito il significato del termine svezzamento, ora è bene fare luce su un tema che spesso rappresenta motivo di preoccupazione e di insicurezza soprattutto nelle neo mamme: a 4 mesi si può iniziare lo svezzamento?

Molti genitori, infatti, cercano di anticipare questa fase (anche prima dei 4 mesi), perché convinti che possa essere funzionale ad un aumento del peso corporeo del proprio bambino, senza tener conto che la riduzione del tasso di crescita è un fatto fisiologico nel secondo e nel terzo mese.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno fino al sesto mese di età, momento in cui l’introduzione di alimenti di divezzamento (comunemente detto “svezzamento”) diventa necessaria.

 Altre Istituzioni e Autorità scientifiche, come l’ESPGHAN o l’EFSA, sebbene indichino come traguardo ideale i sei mesi, non escludono che in alcuni casi, per varie ragioni, serva inserire alimenti solidi nella dieta dei bambini già al quinto mese compiuto.

A 4 mesi molte delle funzioni del bambino, come quelle renali, intestinali e gastriche, insieme alle competenze psicomotorie, non sono ancora sviluppate perfettamente.

Per questo, inserire cibi solidi troppo presto può mettere il piccolo a rischio di soffocamento: non a caso, più che indicare un momento preciso in cui far scattare lo svezzamento, la maggior parte dei pediatri consiglia di monitorare con attenzione i segnali che il nostro bambino ci manda. 

Svezzamento: quando iniziare?

Esiste o no l’ora X dello svezzamento?

Riprendendo quanto detto sopra, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità lo svezzamento andrebbe iniziato non prima del compimento del sesto mese di vita.

Ciò non vuol dire che, all’ultimo giro di lancetta prima dello scoccare del sesto mese, le mamme debbano star lì con il cucchiaino in mano pieno di pappa, pronte ad infilarlo nella bocca dei loro piccoli a qualsiasi costo.

È difficile identificare il momento giusto in un arco temporale che sia uguale per tutti: ogni bambino ha i suoi tempi!

Una fase di apprendimento attiva in cui il piccolo risponde positivamente agli stimoli, mostrando curiosità, è certamente un input importante: molto probabilmente il bimbo è pronto ad iniziare lo svezzamento serenamente e senza imposizioni.

È bene aspettare che il bimbo manifesti interesse per il cibo, ma anche che sia pronto sotto un punto di vista neuromotorio, per questo deve essere in grado di:

  • Deglutire correttamente il cibo (con una conseguente perdita del riflesso di estrusione, che lo spinge a sputar fuori tutto ciò che non sia liquido)
  • Prendere gli alimenti con le mani, portandoli direttamente alla bocca
  • Stare seduto, con la testa dritta, in modo autonomo

In generale, le indicazioni di iniziare lo svezzamento a partire dal sesto mese, o comunque non prima del quarto, sono valide sia per i bambini che si nutrono con il latte materno, sia per quelli che prendono latte artificiale.

Entrambi, infatti, contengono tutto il necessario per la crescita del bambino, anche se il latte formulato, a differenza di quello naturale, ha sempre lo stesso sapore.

Per questa ragione, alcuni pediatri suggeriscono di inserire nella dieta del piccolo qualche assaggio di verdura già dal quinto mese per abituarlo a gusti nuovi.

L’allattamento al seno rimane, comunque, il modello di riferimento per l’alimentazione dei propri figli fino al sesto mese, generando non pochi benefici sia per la mamma che per il bambino stesso, tra cui la protezione dall’obesità infantile.

I benefici dello svezzamento tardivo

svezzamento neonato

Quando il latte materno non basta più a soddisfare i bisogni nutritivi del bambino, è necessario introdurre alimenti solidi per colmare la carenza di vitamine, ferro e proteine.

Molti pediatri sono favorevoli allo svezzamento precoce,a partire già dai 4 mesi, sostenendo che questo favorisca la stimolazione dei succhi gastrici e delle amilasi digestive, oltre a promuovere l’immunità intestinale migliorando l’assorbimento dei micronutrienti e la funzionalità gastrointestinale.

Gli stessi studi, però, dimostrano anche che un divezzamento precoce possa esporre maggiormente il bambino al rischio di intolleranze, allergie e sindromi autoimmuni in età adulta.

Se, quindi, i suoi vantaggi sembrano essere efficaci nell’immediato, mentre nel lungo termine potrebbero arrecare più danni che altro, i benefici dello svezzamento tardivo risultano essere effettivi:

  • Riduzione del rischio di intolleranze e allergie anche in età adulta
  • Crescita regolare e minore stress per l’apparato digerente
  • Maggiore serenità del bambino data dal trinomio mamma/seno/latte
  • Rispetto dei tempi fisiologici di sviluppo neuro-motorio del piccolo
  • Mantenimento del latte materno o artificiale fino ai sei mesi con tutti i benefici che ne conseguono

Alimenti consigliati durante lo svezzamento

svezzamento neonato

Dopo aver fatto chiarezza sul momento più o meno corretto per iniziare la fase di svezzamento del bambino, ora è importante fare luce su un altro tema fondamentale: da quali alimenti iniziare?

Le teorie che ruotano attorno al divezzamento sono molto cambiate negli ultimi anni, adottando regimi decisamente meno rigidi. In passato, infatti, lo svezzamento doveva iniziare sempre a partire dalla frutta – prima la mela, poi la pera, poi la banana – passando poi alla pappa secondo un criterio di gradualità, che imponeva di prepararla prima col solo brodo vegetale, per poi aggiungere via via altri ingredienti.

Al contrario, studi recenti, hanno sconfessato un po’ questa impostazione, dimostrando che non è importante l’ordine con cui i cibi vengono introdotti nella dieta del bambino, né tantomeno il momento della giornata in cui essi vengono proposti.

Piuttosto, è bene che siano i genitori a fare questa scelta e, che ogni alimento venga inserito uno alla volta, testandolo per almeno tre giorni consecutivi per poter individuare eventuali reazioni allergiche.

Se da un lato l’ordine di inserimento dei nuovi alimenti non è determinante, dall’altro bisogna ricordarsi che ci sono alcuni cibi che vanno sempre evitati in questa fase:

  • Sale
  • Zucchero
  • Alimenti nostrani
  • Miele (rischio botulino)
  • Bevande gassate
  • Frutti di mare crudi
  • Cibo spazzatura (il famoso Junk food)

Individuati gli alimenti corretti, servirà prestare attenzione alla modalità di preparazione: in generale la regola è quella di condire poco, usando olio extravergine di oliva a crudo e sostituire il sale con erbe aromatiche aggiunte a fine cottura.

La mela grattugiata è sicuramente uno dei primi alimenti che il bambino inizia ad assaporare e conoscere: insieme alla pera e alla banana, infatti, la mela si presta molto ad essere inserita negli spuntini, con qualche cucchiaio a merenda.

E finalmente, dopo qualche giorno, entra in scena la pappa vera e propria: non fa differenza se a pranzo o cena, è importante scegliere il momento in cui avete più tempo da dedicare al pasto del vostro bambino, senza troppe distrazioni.

Come evitare le allergie

Chissà se il bambino sarà allergico alla nuova pappa?

Ogni genitore, giunto al momento dello svezzamento, inizia ad essere tormentato da questo pensiero ricorrente.

Le allergie alimentari generalmente si manifestano entro il primo anno di vita del piccolo, in cui si introducono nuove sostanze nella sua dieta, fino a quel momento totalmente sconosciute al suo organismo.

In questi casi, la reazione allergica è da ricondurre principalmente all’immaturità dello stomaco e dell’intestino del bambino, che non sono ancora pronti ad assumere un cibo più complesso. Se la causa è effettivamente la medesima, il sintomo sarà destinato a scomparire con la crescita.

Le sostanze con un tasso di rischio più alto sono le proteine: al verificarsi della reazione allergica possono comparire macchie, gonfiori e prurito o, più in generale, il piccolo può avere senso di nausea, vomito, diarrea, formazione di aria nella pancia o, più raramente, problemi di carattere respiratorio (asma).

Quando due genitori sono allergici ad alcuni degli alimenti che saranno introdotti nella quotidianità del bambino, il pediatra potrebbe prescrivere un test specifico, il Prick test, con il quale nell’arco di 15 giorni si possono scoprire eventuali allergie del piccolo.

In ogni caso, è possibile cercare di evitare che si manifestino reazioni allergiche anche seguendo alcune regole di prevenzione.

Il latte materno, oltre ad essere l’alimento più adatto per il neonato, è anche un ottimo alleato per prevenire la comparsa di allergie.

Le sue proteine, a differenza di quelle di altri cibi, sono infatti tutte autologhe: ciò significa che sono dello stesso tipo di quelle del bebè, quindi il suo organismo non le considera come estranee e potenzialmente nocive.

È importante, però, che ogni mamma presti attenzione alla propria alimentazione: se la sua dieta contiene dei cibi che più facilmente di altri si comportano da allergeni, indirettamente questi possono sensibilizzare il piccolo, che li ingerisce proprio attraverso il latte materno.

Un altro modo per cercare di evitare possibili allergie è quello di posticipare lo svezzamento. In questo modo, infatti, si permette all’apparato intestinale del bimbo di formarsi e raggiungere uno stato di maturità tale da consentirgli di assimilare il maggior numero di nutrienti senza alcun problema.

Evitare gli alimenti riconosciuti come allergizzanti può essere un’altra soluzione preventiva.

Sappiamo che alcuni alimenti sono più inclini a scatenare allergie, sia per le proteine che contengono sia per altre sostanze di cui si compongono e che partecipano al fenomeno allergico.

Questi cibi, quindi, devono essere inseriti il più tardi possibile, secondo un calendario preciso fornito dal pediatra, e preferibilmente uno alla volta, così da semplificarne il riconoscimento in caso di manifestazione improvvisa di un’allergia. Tra i più comuni ci sono:

  • L’uovo
  • Il latte e i suoi derivati (yogurt, formaggi)
  • Il pomodoro
  • Le fragole
  • Il pesce
  • La pasta e il pane
  • La soia

Se il bambino rifiuta la pappa

svezzamento neonato

Il primo assaggio non si scorda mai… né per il bimbo né per la mamma!

Può capitare che la prima pappa sia un gran successo, ma anche un disastro totale! In questo caso, però, non bisogna scoraggiarsi!

È molto importante mostrare pazienza, calma e serenità: procedere con gradualità, offrendo la pappa al bambino con dei piccoli assaggi sicuramente sarà una mossa vincente.

Non è detto che il sapore o l’odore siano il problema, perché il rifiuto del bebè può dipendere da tante altre diverse ragioni:

  • Diffidenza nei confronti del cibo
  • La deglutizione: a questo punto il bambino comprende che deve imparare al farlo bene e, per questo, potrebbe impiegarci un po’ di tempo
  • La sensazione che la pappa sia troppo calda

In generale, comunque, non bisogna mai forzare il proprio bambino, tenendo bene a mente due consigli utili: fidarsi di lui ed avere molta pazienza.

In alcuni casi lo svezzamento viene vissuto come un momento di distacco dalla mamma e, specialmente per i bimbi definiti come “lattodipendenti”, la cosa migliore da fare è assecondarli e fargli assaggiare cibi diversi solamente se sono loro a mostrare interesse.

Infine, un’altra indicazione utile potrebbe essere quella di provare a cambiare l’alimento proposto: non serve insistere con una pappa tradizionale, il piccolo potrebbe preferire quello che vede nel piatto dei genitori, in tendenza autosvezzamento. Purché il vostro pasto sia sano, si può anche provare in questa direzione!

A chi rivolgersi

Che tu sia una mamma alle prime armi o una super mamma esperta, ogni figlio è un’esperienza a sé e non sempre quello che vale per uno, va bene anche per l’altro.

Per questo i dubbi e le paure, soprattutto in riferimento ad un momento così importante e delicato come lo svezzamento, sono all’ordine del giorno.

Ascoltare pareri e consigli di chi ti sta intorno non è sbagliato, ma in certi casi è importante rivolgersi a persone e strutture competenti.Assomamme è l’Associazione delle mamme italiane pensata per soddisfare tutti i bisogni dei bambini e dei loro genitori. Il nostro Centralino pediatrico h24, grazie alla competenza dei migliori pediatri, è un servizio che saprà rispondere a qualsiasi esigenza, necessità, dubbio o paura in ogni momento della giornata.

Se vuoi saperne di più visita il sito di Assomamme e scopri tutti i servizi e le convenzioni riservate alle nostre associate!

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