Quando iniziano a parlare i bambini: un calendario indicativo

quando parlano i bambini

Quando parlano i bambini

Un bambino inizia a parlare all’improvviso: fino al giorno prima riusciva a stento a farsi capire e poi, come per magia, riesce a dare voce ai suoi pensieri. C’è da dire, però, che esistono varie tappe di sviluppo del linguaggio, che ogni bambino sperimenta. Vediamole nel dettaglio:

  • La “lallazione” (preceduta dal pianto e dal cosiddetto sorriso sociale) si sviluppa tra i 7 e i 10 mesi di vita e consiste in una ripetizione di sequenze Consonante-Vocale (ad esempio “papapa” o “bababa”) oppure con variazione (ad esempio MaBaDa). È molto importante in questa fase che il bambino venga stimolato ad imitare i suoni che sente.
  • Dai 10 ai 12 mesi la lallazione è presente soltanto quando il bimbo gioca, per far posto alle prime paroline.
  • Dai 12 ai 10 mesi il bambino tende ad associare singole parole a una serie di gesti che assumono la valenza di frase (pappa + indicazione = voglio la pappa!).
  • A 18 mesi il suo vocabolario risulta molto più vario, perché riesce ad assimilare molte parole in un lasso di tempo ridotto. A 20 mesi il suo bagaglio linguistico è triplicato.
  • Intorno ai 2 anni il bambino riesce ad associare mediamente 2 o 3 parole per formare una frase.
  • Dai 3 anni in poi la sua capacità di fraseggiare si fa più articolata (inizia a utilizzare subordinate), seppur con qualche difficoltà grammaticale.

Queste tappe di sviluppo restano comunque indicative: in alcuni casi il bimbo è un late talker, in altri è più precoce. La sua capacità di linguaggio dipende in larga parte dall’ambiente in cui si trova, dalle stimolazioni gratificanti che riceve e anche da fattori biologici.

Se mio figlio ritarda o fa difficoltà?

 Abbiamo detto che a 2 anni e mezzo circa il bambino riesce a combinare parole senza troppe difficoltà. Tuttavia può accadere che ritardi.

Per fare chiarezza, i bambini che parlano tardi vengono in genere identificati con questo criterio: producono meno di 10 parole diverse (nella fascia di età 18-23 mesi) o producono meno di 50 parole diverse e nessuna combinazione di almeno due parole (nella fascia di età di 24-34 mesi).

In caso di ritardo, certamente occorre chiedere un parere medico, fermo restando che non vi è certezza alcuna che si tratti di un’anomalia allarmante.

Al contrario, il ritardo di linguaggio è una condizione molto diffusa. Spesso si sente dire che il bambino che tarda a parlare è pigro, ma non c’è nulla di più sbagliato!

Tra le cause più comuni di ritardo del linguaggio non rientra un atto volontario da parte del bambino, che sceglie di non parlare. A quell’età il bambino non ha ancora sviluppato un tale livello di consapevolezza che gli permette di prendere una decisione dettata dalla volontà.

Dunque se il bambino intorno ai 2 anni e mezzo non parla è bene rivolgersi a professionisti competenti per una valutazione specialistica. Senza fare pensieri catastrofici.

Come aiutare i bambini a parlare: attività suggerite

Aiutare-i-bambini-a-parlare

Di seguito puoi trovare alcuni consigli utili per favorire lo sviluppo del linguaggio nei bambini:

  • È molto importante ricercare un contatto oculare con il bambino. Occorre ricercarlo costantemente, così che il piccolo, guardando la bocca dell’adulto, possa carpire ciò che gli sta comunicando.
  • Rivolgiti al bambino in modo corretto, utilizzando parole realmente esistenti (evita il “bambinese”) e realizza frasi leggermente più complesse di quelle formulate da lui. Riformula anche le sue espressioni per dargli la conferma che hai capito e per fornirgli un modello valido da cui partire.
  • È bene non smettere mai di parlargli, sin dai primi mesi di vita. Descrivi sempre ciò che fate durante la giornata, utilizzando espressioni chiare e d’impatto (ecco fatto!). Non solo, commenta anche quello che lui fa: con cosa gioca, come lo fa etc.
  • Oltre a ripetere più volte una parola, in modo che la memorizzi associandola ad un oggetto specifico, è importante fare pause mentre comunichi con lui. Bisogna dare al bambino il giusto tempo per elaborare ciò che ha appena udito e pensare a una risposta. Nelle prime fasi di vita il bambino fa dei versi oppure piange per comunicare i suoi bisogni. Ecco, se vuoi incoraggiare un bambino a parlare, è importante rompere il legame pianto – soddisfacimento del bisogno, e sostituire il lamento con il linguaggio.
  • Per stabilire un dialogo con il bambino, è necessario porgergli molte domande (facendo comunque delle pause tra una domanda e la successiva), meglio ancora se non prevedano una risposta secca: “si” o “no”.
  • Incentiva l’utilizzo di suoni onomatopeici, ad esempio i versi degli animali o il rumore delle macchine che osserva per strada. Il bambino tende a memorizzarli molto facilmente e a ripeterli, in modo molto buffo per cui risulta impossibile non emozionarsi e ridere a crepapelle.
  • La lettura precoce è fondamentale per lo sviluppo del linguaggio. Associando questa al momento del gioco, il bambino non la percepirà come un’imposizione. In ogni caso non va obbligato all’ascolto. Comincia da libri semplici e pieni di figure. Oppure da quei simpatici libri di stoffa che ricordano i peluche tanto amati dai piccini. Inoltre, la lettura aiuta tantissimo i bambini nella comprensione delle emozioni. Per questo, è importante modulare il tono di voce a seconda di ciò che si legge, magari aiutandoti con la mimica facciale.
  • Anche le canzoni sono utili e molto di più di un cartone animato, perché non costringono alla passività e permettono anche a te di cantare con tuo figlio.
  • Quando il bambino indica un oggetto intorno a lui con il desiderio di prenderlo, aspetta che sia lui a nominarlo anziché anticipare i suoi tentativi, porgendoglielo.
  • Quando il bambino pronuncia una parola nuova incoraggialo con tenere gratificazioni e sorrisi radianti.
  • Man mano che il suo vocabolario si arricchisce prova a stimolarlo a raccontare fatti, situazioni, chiedendogli i dettagli specifici, le persone coinvolte etc.
  • Il bambino si diverte e accresce il suo linguaggio quando lo si coinvolge nel cosiddetto gioco simbolico: gioca ad inserirlo in situazioni, reali o inverosimili, in cui fa finta di imbattersi. Ad esempio fare il bagnetto, fare la spesa, fare le faccende domestiche. Il bambino imparerà in fretta il significato di una serie di dettami (ubbidire, comandare, ascoltare) ma avrà l’impressione di non aver mai smesso di giocare.

Attività sconsigliate

attività sconsigliate per i bambini

Vediamo ora cosa invece non dovrebbe fare un genitore per stimolare il proprio figlio a parlare adeguatamente:

  • Non forzare il bambino a ripetere ciò che ha già detto in modo corretto. Potrebbe farlo sentire mortificato. Piuttosto suggerisci tu la pronuncia corretta della parola. Lui apprenderà molto più facilmente per imitazione.
  • Va bene fare domande al bambino, ma non bisogna esagerare! Se non ha il giusto tempo per elaborare ciò che ha sentito, non riuscirà a rispondere. È molto probabile che il bambino si senta frustrato e cada in uno stato confusionale.
  • Non storpiare le parole utilizzando un linguaggio alterato o eccessivamente vezzeggiato. Un conto è parlare a un bambino usando un tono di voce più basso o festoso o accentuando alcuni tratti tonali (la voce grossa per indicare rabbia, più flebile per la paura…). Un conto è insegnare a un bambino a parlare nel modo sbagliato.

A chi rivolgersi in caso di difficoltà

logopedisti bambini

Per escludere che ci siano fattori cognitivi, percettivi o neurologici a impedire che il bambino parli, è importante chiedere un consulto a chi se ne intende. Inizialmente puoi rivolgerti al pediatra e successivamente, qualora ce ne sia bisogno, a uno specialista del settore, come il logopedista, che si occupa nello specifico di disturbi legati al linguaggio.

Sono tante le situazioni in cui una mamma o un insegnante o chiunque sia a stretto contatto con il bambino possa pensare che ci sia un problema. E proprio per risolverlo, il logopedista valuta, caso per caso, come intervenire. In genere la terapia prevede numerose attività che potrai svolgere a casa, insieme al tuo bambino.

Centri specializzati nel linguaggio in Italia

In alcuni casi è meglio rivolgersi ad un Centro Specializzato per la cura dei disturbi del linguaggio. La diagnosi, infatti, viene effettuata da un’equipe multidisciplinare costituita da Neuropsichiatra, Psicologo e Logopedista.

I professionisti raccoglieranno in un primo momento informazioni sullo sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo del bambino.

In una fase successiva verranno proposti al bambino alcuni test strutturati.

Una corretta valutazione dello sviluppo del linguaggio prevede in prima battuta una valutazione strutturata dello sviluppo psicomotorio del piccolo, per accertare che il ritardo del linguaggio non sia derivato da un ritardo complessivo dello sviluppo.

In un secondo momento sarà necessario effettuare una valutazione delle differenti componenti linguistiche quali forma, funzione e contenuto, che si svolge attraverso questionari standardizzati o compiti con immagini o oggetti da denominare o indicare. In ogni caso il trattamento riabilitativo consigliato per disturbi di questo tipo è di sicuro la Logopedia.

Di seguito ecco alcuni dei migliori centri italiani specializzati nei disturbi del linguaggio:

  • Centro UmanaMente – Via Vigoni 3 20122 Milano.
  • Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – Via della Torre di Palidoro, 00050 Fiumicino RM.
  • Centro Ieled – Via Mario Donati 12 20146 Milano.
  • Istituto Santa Chiara – via Properzio 6, 00193 Roma.
  • Centro Italiano Logopedia – Viale del Lavoro 25/A presso “Poliambulatori Verona”

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